COP29: l’educazione è l’arma più potente contro la crisi climatica

Pubblicato il

5 dicembre 2024

La COP29, la XIX Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è conclusa il 24 novembre 2024 presso lo Stadio Olimpico di Baku, in Azerbaijan. L’edizione di quest’anno, nonostante alcuni progressi significativi, ha evidenziato i limiti di un processo globale complesso e indispensabile, in cui l’educazione gioca e giocherà un ruolo sempre più importante.

Le Conferenze delle Parti (COP) rappresentano l’unico contesto internazionale in cui governi, esperti, attivisti e rappresentanti del settore privato si incontrano per discutere strategie contro il cambiamento climatico. Iniziata nel 1995 a Berlino, la serie di incontri ha contribuito a creare accordi fondamentali, come il Protocollo di Kyoto e l'Accordo di Parigi. Tuttavia, nonostante decenni di negoziati, le emissioni globali di gas serra continuano a crescere, rendendo evidente la necessità di azioni più incisive e coordinate.

A sottolinearla è il raggiungimento di un nuovo record: secondo i dati del sistema di monitoraggio ambientale satellitare Copernicus, nei primi dieci mesi del 2024 (da gennaio a ottobre), la temperatura media globale ha registrato un’anomalia di +0,71°C rispetto alla media del periodo 1991-2020, il valore più alto mai rilevato per questo intervallo. Questo dato supera di 0,16°C l’anomalia registrata nello stesso periodo del 2023. È ormai quasi certo che il 2024 diventerà l’anno più caldo mai documentato.

I risultati di Baku: progressi e compromessi

La conferenza sul clima di quest’anno segna probabilmente un anno di svolta, purtroppo non nella direzione sperata, come ha segnalato un gruppo di esperti, attivisti e leader, tra cui l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e Christiana Figueres, ex Segretaria della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici, che ha inviato una lettera aperta per denunciare l’inadeguatezza delle Conferenze delle Parti nel perseguire gli obiettivi climatici. Nella lettera, firmata da oltre 200 personalità, si sottolinea come il processo decisionale delle COP sia diventato troppo lento e inefficace per contenere il riscaldamento globale "ben al di sotto dei 2°C", obiettivo chiave dell’Accordo di Parigi.

Ci sono stati comunque dei progressi, anche se non in linea con quanto sperato, durante la conferenza di Baku. Il principale è stato l’istituzione di un Meccanismo per i crediti dell’Accordo di Parigi (PACM), un sistema per certificare la qualità dei crediti di carbonio secondo standard rigorosi, allineati agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo meccanismo mira a garantire che i crediti rispettino criteri etici e ambientali, evitando pratiche dannose per le comunità locali. Tuttavia, l'accordo complessivo ha suscitato reazioni contrastanti: i 300 miliardi di dollari annui promessi ai Paesi in via di sviluppo per il periodo 2025-2035 sono ben lontani dai 1.300 miliardi necessari secondo gli esperti.

Quando le sale conferenze non sono in grado di affrontare appieno la gravità della crisi che si prospetta all’orizzonte, è cruciale che la consapevolezza ambientale cresca coinvolgendo giovani e comunità locali. L'educazione in questo ricopre un ruolo chiave: formare le nuove generazioni significa prepararle ad affrontare le sfide climatiche con resilienza e innovazione. La scuola, in particolare, può favorire una cultura della sostenibilità, integrando temi come l'adattamento climatico e la giustizia ambientale nei programmi scolastici.

L'importanza dell'educazione nella lotta ai cambiamenti climatici

L'educazione riveste un ruolo cruciale nella lotta contro i cambiamenti climatici, poiché fornisce alle persone le conoscenze, le competenze e la consapevolezza necessarie per affrontare le sfide ambientali. Attraverso un'istruzione di qualità, gli individui possono comprendere le cause e gli effetti del cambiamento climatico, sviluppare soluzioni innovative e adottare comportamenti sostenibili.

L'educazione non solo trasmette conoscenze, ma promuove anche la partecipazione attiva delle comunità nella pianificazione e nell'attuazione di politiche climatiche. Questo garantisce che le voci di tutti, in particolare quelle dei giovani e delle donne, siano ascoltate.

Diversi studi hanno dimostrato che un livello di istruzione più elevato è associato a una maggiore probabilità di partecipare ad azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, come la diversificazione delle colture e l'uso di assicurazioni agricole. Infine, l'educazione è fondamentale per preparare le comunità vulnerabili ad affrontare le minacce climatiche, promuovendo la resilienza e l'innovazione tecnologica necessaria per un futuro sostenibile

Secondo un'indagine condotta da Eco-Schools, le scuole che implementano programmi di educazione ambientale vedono un notevole aumento nella consapevolezza degli studenti riguardo alle questioni climatiche: i giovani acquisiscono conoscenze approfondite sui cambiamenti climatici, imparano a ridurre l'impatto ambientale e sviluppano un forte senso di responsabilità nei confronti dell'ambiente. Questo porta a una maggiore partecipazione degli studenti in attività sostenibili e a un'impronta ecologica ridotta all'interno delle scuole e delle comunità circostanti.

Incoraggiare un'educazione climatica inclusiva e accessibile significa anche creare un ponte tra il sapere teorico e l'azione pratica, motivando studenti e comunità ad adottare stili di vita più sostenibili. Solo così sarà possibile affrontare le sfide climatiche globali con efficacia e consapevolezza.

Un cammino lungo, ma necessario

La COP29 di Baku ha dimostrato che, nonostante le difficoltà, il dialogo internazionale resta fondamentale per affrontare il cambiamento climatico. Tuttavia, i risultati raggiunti sono ancora insufficienti rispetto all'urgenza della crisi. Per questo, oltre alle decisioni dei governi, sarà decisivo il contributo di scuole, famiglie e comunità, capaci di promuovere una trasformazione culturale indispensabile per garantire un futuro sostenibile.

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